Struttura extralberghiera.
Arriva una nostra cliente affezionata, simpatica come le emorroidi e mi dice: “Signora mi risolva questo problema.”
Mi preparo al peggio, quando continua: “In camera mia fa caldo, io devo fare un lavoro per tutto il giorno. Fa caldissimo perché non si può abbassare l’aria.”
Con aria di rassegnazione estrema, la informo che a meno di 26° non è possibile impostare la temperatura, per scelte della direzione. Le faccio vedere che anche quello della reception è impostato su 27° e che si sta comunque freschi, pur essendo un vano circa tre volte quello della sua camera, quindi immagino che 26° siano più che sufficienti.
La informo che può regolare la ventola del getto e che, essendo in ferie il mio direttore, questo è tutto quello che posso fare al momento. Non posso settare in altro modo il suo clima.
Mi sto già lanciando sul gestionale, per cambiarle la camera e trovarne una più riparata dal sole, quando la litania di lamentele della signora mi fa intuire che c’è qualcosa che non quadra.
Comincia a dire: “Io metto su 22° e lui torna su 26°, ma fa freddo. Io lo voglio abbassare! Lo abbasso e fa freddo e si rimette a 26°.”
Comincio a non capire più nulla: “Signora, ma lei ha caldo o freddo?”
Caldo! Ma in camera fa freddo.
Ma quindi vuole abbassare o alzare la temperatura? “Abbassare!”
Quindi lei ha caldo?
No! Ho freddo in camera!
Praticamente lei pensava che funzionasse come il volume e che a 22° il condizionatore facesse meno freddo che a 26°.
15 minuti per spiegarle il malinteso.
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