Serata tranquilla, il ristorante è quasi pieno, io e i miei colleghi stiamo gestendo i tavoli senza troppi drammi. Ma poi arriva Lui.

Sulla quarantina, camicia sbottonata di due bottoni di troppo, l’aria di chi ha mangiato ovunque nel mondo e ora è qui per giudicare noi poveri mortali.

Si siede, sfoglia il menu con l’aria annoiata e, prima ancora di ordinare, alza la mano per attirare la mia attenzione.

“Scusi, posso fare qualche modifica ai piatti?”

Ci siamo.

“Vediamo cosa si può fare,” gli dico con il miglior sorriso professionale che ho.

Lui annuisce. “Perfetto. Allora, prenderei il risotto ai funghi, ma senza funghi. E al posto del riso, pasta.”

Lo guardo, cercando di capire se è serio. Lo è.

“Quindi… una pasta.”