Non ho niente contro le feste.
Anzi.
Mi piacciono le persone che ridono, i bambini che urlano, le torte con la glassa che si scioglie prima ancora di essere tagliata.
Ma dopo il settimo turno consecutivo tra palloncini a forma di dinosauro ballerino e coriandoli in gradazione Pantone, qualcosa dentro inizia a staccarsi.

Lei è entrata con passo da regista, cartellina in mano e l’espressione di chi ha già fatto trenta preventivi ma nessuno l’ha capita veramente.

“Allora, sto organizzando una festa per mia figlia. Cinque anni.
Vorrei un tema ‘unicorni giapponesi’.
Ma minimal.
Niente cose pacchiane, tipo glitter.
Solo qualcosa che stupisca, ma con delicatezza.”

Annuisco.
Dentro di me una parte sussurra: ma che cavolo è un unicorno giapponese minimal?
Fuori, sorrido.
Le mostro qualche decorazione.
Rifiuta tutto con eleganza passivo-aggressiva.

“Questa è troppo infantile.”
“Questo rosa non è quello giusto, è troppo… rosa.”
“Questi bicchieri sembrano da discount, li avete in vetro soffiato?”

Chiede palloncini con elio, ma “che restino in sospensione solo fino alle 16:00, poi scendano lentamente per effetto scenico”.

Mi fa vedere una foto.
Un tavolo da sogno, con lanterne volanti, origami a forma di cavallo e ombrellini che piovono petali.

“Voglio esattamente questo.
Ma con 80 euro di budget.”