Ufficio Marketing, PR e cose simili.
Un cliente di un cliente mi scrive per un’attività di recruiting: desidera ospitare presso la sua struttura alberghiera una influencer per una campagna pubblicitaria e mette a disposizione un budget preciso per l’operazione.
Sono al settimo cielo: un cliente che sa già che dovrà spendere e non pretende che gli porti la Ferragni gratis!
Scontato, per noi, il dover far rientrare nel budget tutto: spese di agenzia, spese di trasporto, tasse.
Mi do da fare e contatto alcune persone con cui già abbiamo lavorato in passato, spiegando loro il progetto e il budget che si può destinare all’opera. In meno di 24 ore arriviamo all’accordo con una nota persona del settore e mandiamo il preventivo al cliente, rispettando il loro budget.
Per precauzione siamo soliti, però, non mandare nomi fino alla firma del contratto.
Quanto segue è vita reale:
“Ah, ma vedo che avete messo anche il fee di agenzia. Ma perché, dobbiamo pagarvi per questa attività? Noi non avevamo pensato di dovervi pagare per questo… non potete mandarci dei nomi gratis? Non possiamo proprio permetterci di pagare anche voi.”
Non è il lavoro che manca, solo la voglia di pagarlo.
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