Pizzeria d’asporto.
Circa le 20:00 di un sabato sera.
Chiama una signora (e già dal tono di voce sperso e la voce impastata avrei dovuto intuire che qualcosa non sarebbe andato a buon fine) e, dopo aver fatto la sua ordinazione, arriva il momento di decidere l’orario di consegna.
A che ora arriva?
Il prima possibile, intende? Siamo dalle otto e tre quarti in poi.
…Oppure?
…Possiamo consegnarle la pizza a partire dalle otto e tre quarti.
Sì, ma quale altro orario?
(è uno scherzo vero?)
…Qualsiasi altro orario, mi dica lei.
Eh, ma ad esempio??
…Non saprei… Le nove, le nove e un quarto, le nove e mezz…
AH, NO NO! Ma così è troppo tardi!
(wow amaze such surprise)
…Allora per le otto e tre quarti andrebbe bene?
Mmmmhh… ma a questo punto facciamo alle nove…
(???)
Va bene signora, allora metto la consegna per le nov…
Ma prima proprio non si può?
(Dio uccidimi ora)
SÌ, SIGNORA, possiamo portarla per le otto e tre quarti!
…Ah… Allora va bene.
Giuro che riattaccata la cornetta ho fissato il vuoto per qualche secondo chiedendomi se quella fosse la vita reale.
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