È una giornata tranquilla, pochi clienti e nessun piantagrane fino a quel momento.
Entra una cliente, mai vista, con in mano un pad della Switch (l’ultima console di Nintendo) e saluta, anticipandomi che entro un’ora dovranno partire e non hanno tempo da perdere, lei e il figlio al seguito: “Sono già venuta settimana scorsa a cambiare il pad che era difettoso, me lo avete cambiato e ora non va già più, possibile che vendiate oggetti difettati? Ho speso 300 euro per questo coso!”
Le chiedo allora quale sia il problema e lei mi risponde che un tasto si è incastrato, rendendo qualsiasi tentativo di gioco inutile.
Le spiego allora che si tratta di un danno accidentale (si notava che era stato spinto dentro con troppa forza) e che non posso cambiarle il pezzo, al che prende ed esce.
Dopo appena 5 minuti entra un uomo, con lo stesso pad in mano.
Fa il giro del bancone, mi si piazza davanti (sono bassina e questo era un bestione), mi guarda con fare minaccioso e mi dice: “Non vuoi cambiare il pezzo che è in garanzia? Dammi nome e cognome che vado dal mio legale e ti denuncio.”
Cerco di spiegargli che non sono scelte mie, non gestisco io le pratiche di garanzia o le direttive aziendali ma…
“Dato che sei la responsabile io denuncio te, cosa me ne frega se la tua azienda ti dice una cosa? Io sono il cliente e ho ragione perché il danno non lo abbiamo causato noi, quindi o tu me lo cambi o lo paghi di tasca tua!” e mentre dice ciò mi viene sempre più vicino dietro al banco.
Io, basita, non faccio in tempo a reagire che la guardia armata (appostata davanti alla gioielleria che abbiamo di fronte nel centro commerciale), sentendo le urla e il baccano entra nel negozio, intimando all’uomo di andarsene, salvandomi.
Mi chiedo cosa sarebbe successo se la faccenda fosse andata avanti ancora qualche minuto.
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