VITA DA FOTOGRAFO MATRIMONIALISTA [ep.4]
Mi contatta una coppia, chiedendomi un preventivo, verifico la data e sono libero, quindi possiamo procedere.
Dato che vivono e si sposeranno a 400km da me, anziché venire in studio fissiamo una videochiamata.
Hanno scoperto i miei lavori su Instagram, gli son piaciuti etc, quindi giustamente iniziano a verificare la fattibilità. Invio loro il pdf con il listino completo, così che, quando ci parleremo, avranno già un’idea chiara sul budget (o nel caso il prezzo fosse troppo alto, evitare direttamente di andare avanti).
Passiamo più di un’ora su Meet, m’informo sul loro matrimonio, spiego il mio metodo di lavoro, racconto come si svolgerà il servizio, fanno domande, fugo i loro dubbi.
Spiego anche i costi di trasferta e la necessità di un giaciglio per la notte (che dopo 4 ore di viaggio, 14 di lavoro, mica me la sento di guidare altre 4 ore).
Tutto bene, il giorno dopo mi scrivono per confermare il mio servizio.
Così preparo il contratto. Nota: si tratta di un contratto standard, con precisi riferimenti agli obblighi di legge come la privacy etc, redatto dagli avvocati delle associazioni fotografiche congiuntamente alle associazioni dei consumatori.
Un contratto semplice, che specifica tutto in maniera chiara, scritto grande.
Devono solo leggerlo, firmarlo e rispedirmelo.
Me lo inviano con “qualche” modifica.

Tipo il 60% l’hanno modificato.
– il costo del servizio l’hanno arrotondato al ribasso
– i tempi di consegna li hanno ridotti a pochi giorni (ovviamente non hanno incluso il costo extra per la consegna fast, che comunque non avrei potuto fare)
– hanno negato la possibilità di pubblicare le immagini, ovviamente senza rinunciare allo sconto che applico per la pubblicazione