Domenica, 16:50.
Ultima ora prima della chiusura.
Entra lui: tuta griffata, occhiali da sole in negozio, e l’atteggiamento di chi entra per insegnarti il tuo lavoro.
Lo saluto. Non risponde.
Cammina guardando i divani con aria da revisore fiscale sotto caffeina.
“Voglio un divano angolare, tessuto tecnico, antimacchia, seduta profonda ma non troppo, cuscini rigidi ma non scomodi.”
Fin qui, tutto nella norma.
Gli chiedo se ha un’idea precisa.
“No. Se avessi un’idea, non sarei qui.”
Già partiamo bene.
Gli mostro un paio di modelli.
Si siede, si alza, guarda sotto i cuscini.
“Questo sembra già usato.”
“È in esposizione.”
“Appunto.”
Gli spiego che tutti i divani esposti possono essere ordinati nuovi.
“Ma come faccio a fidarmi se quello che vedo è già mezzo andato?”
“Non è andato, è seduto.”
Non ride. Io nemmeno.
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