Due settimane dopo, rientra.
Pelle scottata, aria esausta.

“C’era un cane che abbaiava sotto casa tutte le notti. Le zanzare sembravano droni. E per andare al mare serviva il machete.”

Io annuisco con rispetto.

“Come mai non ha usato i suoi contatti?”

Mi guarda storto.
Poi sbuffa.
Poi esce.

Senza dire grazie.
Ma con un souvenir che non dimenticherà:
la vacanza che si è costruito da solo.
Con le sue stesse mani. E zero spa.

Prima che vi scagliate contro di me, mi ha sbattuto il telefono mentre gli stavo per dire tutte le note negative della location…