Al che, pure nell’impossibilità che abbiano cambiato razza, le guardo e prendo il cartellino che c’era infilato in mezzo (metti che mio marito aveva battuto la testa e aveva scritto qualche minkiata ma no, tutto a posto).
“Signora, sono di maiale, quante gliene servono?”
“Non sono di maiale.”
“Ma certo che lo sono.”
Il tono ormai pareva quello che si usa mentre fai l’aeroplanino al bimbo per convincerlo a mangiare.
E lei, bella bella, esordisce con la perla…
“Non mi fido di lei, sul cartellino c’è scritto SUINO.”
Se non stavo attenta, a momenti mi cadeva il coltello su un piede, stile sashimi, non sapevo se ridere o piangerci insieme…
Passano due interminabili minuti in cui non se ne esce con ste parentele quando, dal fondo delle segrete del castello, se ne esce lui, mio marito, sorriso placcato al titanio che trova la via d’uscita…
“Signora, se vuole le do l’indirizzo del nostro macellaio di fiducia, può darsi che a quest’ora ne abbia ancora, il prezzo è identico perché collaboriamo…”
Lei si illumina, mi guarda come si guarda la muffa sul soffitto del bagno, si gira, si fa scrivere l’indirizzo su un foglietto e senza nemmeno salutare se ne va…
Indovinate chi ha chiamato il giorno dopo per deliziarci con una perla?
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