Anonimo scandinavo.
Sono sorpreso per i commenti estremamente caldi e positivi. Non scrivevo da anni, ma devo ammettere che mi diverte ancora. Per i più curiosi sì, sono ancora in Norvegia da allora, anche se non nei luoghi di cui scrivo qui.
Tornando alle storielle divertenti e rilevanti al gruppo: autunno 2013, piccolo aeroporto nel mezzo del nulla (circa 5000 abitanti nel raggio di 5 chilometri).
È una giornata uggiosa d’autunno. Come ogni mattina, arrivo in bici nella penombra polare all’aeroporto, badando bene a non distrarmi perché non ho le gomme chiodate.
Un aeroporto a pista corta in una provincia sperduta è molto lontano dall’idea italiana di aeroporto. Entri in una stanza grande come il salotto di casa, parli con me che sto in piedi davanti al pc, attraversi la stanza e consegni il tuo bagaglio alla guardia di sicurezza. Poi aspetti finché apro l’imbarco in una sala d’attesa con 20 posti a sedere.
Ciò che però è simile al resto del mondo è che il peso totale di un bagaglio è importante per capire cosa sia sicuro e cosa no. Un corollario di questa necessità, a volte infelice per il cliente, è che i bagagli vanno pesati. L’infelicità dipende ovviamente dalle regole della compagnia aerea.
Nel nostro caso il limite è di 23 kg. Superato il limite si paga un extra, ed è una certezza matematica quasi pari al fatto che da novembre fino a fine febbraio il sole non lo vedrai più.
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