Buonasera,
ho visto che raccogliete storie dal lavoro e, se vi va, vi mando anche la mia.
Mi chiamo Paolo, ho 66 anni, da una vita faccio il venditore in uno showroom di camini e stufe.

Oggi mi è successa una cosa che ormai fa più sorridere che arrabbiare.
È entrato un signore sulla quarantina, molto sicuro di sé.
Dice subito che ha già “studiato tutto” su internet, che non serve che gli spieghi niente, che lui sa già come funziona il tiraggio, il pellet, la resa termica, tutte cose così.

Io gli sorrido e gli dico:

“Va bene, allora mi dica pure cosa cerca.”

Comincia a girare tra i modelli, a toccare tutto, a dirmi che certi camini che vendiamo “sono superati” e che oggi ci vogliono altre tecnologie.
Va a finire che sceglie una stufa a pellet ad aria calda, molto bella ma pensata per ambienti piccoli.

Gli faccio notare che la sua casa, da come me l’ha descritta, è su due piani grandi, quindi rischia di scaldare male.
Gli consiglio una canalizzata.

Mi risponde:

“No, no, fidati, ho letto.
Se la stufa è buona, il caldo sale da solo.”

(Fidati, dice lui. Dopo 40 anni che faccio questo mestiere.)

Alla fine la compra.
Contentissimo.

Dopo tre settimane torna.
Molto meno contento.

“Non capisco: scalda bene il soggiorno, ma al piano di sopra sembra di stare in cantina.”