Cantine aperte.
Sono alla cassa; complice il bel tempo c’è un afflusso notevole di visitatori alla nostra cantina.
Dopo una mattinata intera a spiegare programma, cibi e vini serviti, arriva lei: il genio capelli cotonati e occhi azzurrissimi spiritati: “Sì, senti bella, io so già tutto (?), perché vengo sempre (il programma cambia ogni anno, ma ok) Ma non è che potresti tenermi il gatto mentre faccio il tour degustativo?”
La guardo, non può essere, forse è colpa della stanchezza… “Scusi, signora, non ho capito bene…”
Sì, il gatto!! Se devo fare il tour come faccio a portarmelo dietro? Te lo lascio qui… Oh, poi stasera lo riprendo, mica devi portarlo a casa te!
“Signora, capisco, ma non posso: sarò al lavoro qui e non riesco ad assicurarle che riuscirò a controllare il suo gat…”
Siete degli insensibili!! Allora lo dovrei abbandonare?? Come faccio a fare il tour degustativo col gatto?? Vabbè, ho capito, dammi ‘sti biglietti e ci penso io!!”””
La signora prende i biglietti infuriata e se ne va.
Nel pomeriggio ho beccato un gattino che passeggiava tranquillo tra le botti.
E la sera, la stessa signora è venuta a chiedere che gli fosse riconsegnato il gatto che “dovrebbe stare da quelle parti, l’ho lasciato lì.”
Continuo a pensare che se si è portata il gatto alle cantine aperte, significa che la degustazione l’aveva già fatta a casa.
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