Ho lavorato per anni in biglietteria navale (traghetti) in centro a Roma. Ogni anno, puntuale come una colica il giorno dell’esame di maturità, arrivava il genio dell’ultimo minuto, quello del “tanto c’ho la moto e se una nave porta 2000 persone, voi ne caricate 3000, si sa!”… certo, certo!
Ogni anno quindi noi poveri relitti umani agostani senza un giorno di ferie ancora fruito, con tutta la calma possibile (che ad agosto era bella che fumata da circa 4 mesi) spiegavamo al fenomeno di turno che no, se la nave era al massimo riempimento non potevamo emettere un passaggio ponte e che se il garage aveva finito i posti dedicati proprio no, non potevamo infilare la sua moto tra due auto perché le moto venivano messe in altra posizione (no, non si posizionano tra le auto a membro di segugio come vengono parcheggiate a Roma).
L’Einstein dell’anno venne il 1° agosto mattina, passaggio ponte + moto per la nave del pomeriggio, ero io la fortunata che interloquì con q.i. 180:
“No guardi, proprio impossibile, tutto pieno da mesi per oggi, né passeggeri, né moto.”
“Vabbè ma so’ solo io e ‘na moto…”
“Eh ma la nave è piena, c’è posto stasera in notturna senza poltrone oppure domani, ultimi 3 posti moto.”
“Ma se vado al porto me fanno partì, vero?”
“No, se non c’è posto non parte.”
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