Sono di turno al reparto giochi educativi, quello dove ogni scatola promette di far nascere un piccolo Einstein entro i 6 anni.
Entra un uomo.
Si guarda attorno come chi ha un obiettivo, ma nessuna idea su come raggiungerlo.

Mi avvicino.

“Posso aiutarla?”
“Sì. Mi serve un gioco per mio nipote. Otto anni. Ma… non voglio un gioco scemo.”

Annuisco.
Gli mostro qualche gioco di logica, uno di strategia base, un memory evoluto.
Li guarda con sospetto.

“No. Questo è troppo da genio. Lui è sveglio ma non così.
E questo… troppo rumoroso. Non voglio che i genitori mi odino.”

Capito.
Serve un gioco intelligente ma non troppo.
Divertente ma non rumoroso.
Originale ma che abbia già sentito nominare.
Tipo il santo graal, ma con la plastica riciclata.

Gli propongo un gioco di carte semplice ma stimolante.

“No, le carte no. Mi ricorda mio suocero che bara a scopa.”

Ok.

Gli propongo un puzzle 3D con magneti.

“Troppo piccolo. Lo perde. Poi si spazientisce e dice che sono troppo ‘boomer’.”

Alla fine prende un set da costruzione di dinosauri.