Supermercato di quartiere, una giornata tipo di tanti anni fa e forse anche di oggi.
Ora di apertura e mi dirigo verso la porta di ingresso per aprire. Gruppo di signore attempate mi osserva mentre mi avvicino e rumoreggia con frasi del tipo: “Uff… era ora…” “Credevamo fosse chiuso…”, accompagnando il concerto di lamenti con occhiatacce all’orologio, verso di me e sguardi di misericordia fra di loro. La solita routine insomma.
Le osservo attraverso il vetro e rido. Le signore anziane in gruppo che si lamentano mi fanno tenerezza, mi sembrano tutte mia nonna che aveva sempre qualcosa da ridire su tutto.
Dal vetro scorgono il mio sorriso e di tutta risposta un paio di signore mi agitano la mano in segno di “ti darei una sculacciata”.
Rido ancora più di gusto e nel frattempo apro. Entrano tutte in massa accompagnate dai loro discorsi di nonne, qualcuna mi fa una battuta ed io rispondo prendendola in giro, come sempre. Se si vuole maltrattare un anziano basta dargli l’indifferenza, da me questo non accade mai, salvo rarissimi casi di persone maleducate.
Eccole nelle corsie che comprano le solite cose, chiedono dove si trovi il solito prodotto che comprano da settant’anni e che da almeno dieci è sempre allo stesso posto, si lamentano che spostiamo sempre tutto e spiegargli che non è vero non serve proprio a nulla, tanto domani lo ripeteranno, dopodomani anche e alla fine ho capito che bisogna dare loro ragione: “Li spostiamo per tenervi allenate, altrimenti vi annoiate”.
Non tardano ad arrivare gli interrogatori sul prodotto che hanno visto alla tv e che la loro amica usa ed è buonissimo, spesso non lo abbiamo ancora in assortimento, essendo appena uscito in commercio, e allora parte la lamentela che non siamo forniti, che tutti gli altri ce l’hanno, che andrà a vedere dalla concorrenza e forse, se si troverà bene, chissà che non torni più!
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