“Tipico tipo tappo tapioca tieca”.
Cliente che cercava di farmi la supercazzola.
“Vorrei due etti di scorreggione di mona”.
In pratica il puzzone di Moena.
“Vorrei un gnogno”.
Cliente che cerca di fare il simpatico non riuscendoci.
“Tre etti di caccole di patate”.
In realtà si chiamavano “chicche” di patate, ed erano una specie di gnocco piccolo.
“Tre uova di struzzo!”
Cliente che leggendo male la lista della spesa stava mescolando le uova e lo strutto.
“Ce li hai i cosi che cosano?”
Ancor oggi questa domanda mi turba.
“Voglio la figa”.
Cliente che sbaglia il nome del formato di pane che chiamavamo “spiga”.
“Due cazzer”.
Formato di pane che in realtà si chiama “kaiser”.
“Vorrei due zoccoletti morbidi”.
Prendo le ciabattine, che non sono altro che la versione morbida dello zoccoletto.
“No, non le ciabattine”.
In velocità cambio il cartello e gli faccio vedere che nella cesta c’erano “zoccoletti”.
“Ah, ok, avevo visto male!”
“Voglio lo scagazzone!”
Ed invece voleva lo squacquerone.
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