Ma ecco che arriva lei! Passo da soldato sovietico, cappelli neri lucidi raccolti sulla testa con uno chignon, occhialini da vista sul naso e modi da guardia carceraria: “Salve, vuole che la aiuti con la cas…” non riesco a finire la frase, “MA SI TOLGA DI MEZZO! MI HA PRESO PER UN’IMBECILLE?!” E con un braccio mi allontana, “MA CREDETE DI AVERE A CHE FARE UN’IDIOTA?! FACCIO DA SOLA! AH AH AH!!! MA ROBA DA PAZZI!”, non replico perché il mio buon modo ormai è evaporato come il vino bianco sulla scaloppina. La osservo mentre con precisione millimetrica passa ogni articolo, lo appoggia sul rullo e non sbaglia nulla! Sono quasi dispiaciuto. Finito il conto raccoglie tutta la merce e si dirige verso il cancello di uscita dell’area casse.
Ora immagino non sappia che deve passare il biglietto sul lettore per farlo aprire, invece lo sa! Lo passa con un movimento che potrebbe spezzare un tronco di abete, il cancello si apre a mo’ di tagliola e il colonnello sparisce nella porta d’uscita. La odio.
Passano cinque minuti e mi trovo in ufficio: BEEEEEEP BEEEEEP [citofono delle sbarre del parcheggio].
Guardo il monitor. E’ lei!.
“Ha bisogno?”.
Cordialità sincera come le banconote da 11 euro. Dal citofono mi maschera di minacce e insulti perché vuole che le apra la sbarra, io non sento molto bene e continuo a ripetere:
“scusi? Può ripetere gentilmente? Non si sente…”.
E via di nuovo con ruggiti e parolacce. Intanto una coda di auto si sta formando dietro di lei e qualcuno accenna un timido colpo di clacson… Interrompo la sua dichiarazione di guerra e le chiedo con il tono amichevole di un vecchio compagno di liceo: “Ma non ha passato il ticket di ingresso alla cassa?”, “NON SONO MICA IMBECILLE, NON LO SAPEVO!”.