“Mio marito ci aveva messo mano anni fa,” dice.

Io guardo il disastro. Il rubinetto generale? Nascosto dentro un mobile dietro a due tubi collegati tra loro con un raccordo che fa un giro inspiegabile.

“…Perché ha fatto così?” chiedo, già rassegnato.

Lei scrolla le spalle: “Diceva che così era più pratico.”

Non ho neanche la forza di commentare. Riesco a infilare la mano, chiudo il rubinetto giusto, l’acqua si ferma.

Torno in cucina. Sembra Venezia.

La signora si guarda intorno, poi guarda me, completamente fradicio. E, dopo un attimo di silenzio, sorride e mi fa:

“Eh, forse dovevo chiamarla prima, vero?”

E lì, giuro, non ce l’ho fatta. Sono scoppiato a ridere.

Ammetto che ero anche un giovane idraulico ed era una delle mie prime esperienze.