Lunedì pomeriggio.
Entra un uomo sulla cinquantina, elegante
Dice che vuole rifare gli occhiali. Ma li vuole “identici a prima, solo un po’ più forti.”
Gli chiedo la prescrizione.
Dice che non l’ha portata.
Che tanto “gli occhi non cambiano da un anno all’altro”.
Lo invito a fare almeno una misurazione, giusto per sicurezza.
Accetta con condiscendenza, tipo:
“Facciamo contento il giovane, poi torno alle mie diottrie.”
Gli faccio il test.
Gli occhiali che porta sono sbagliati di almeno due gradi.
Uno per occhio.
Praticamente legge le lettere in un altro alfabeto.
Glielo dico con tatto.
Lui mi guarda serio.
“No no, impossibile. Io ci vedo benissimo. È il macchinario che ha qualcosa.”
Riproviamo.
Stesso risultato.
Insiste che gli occhiali sono perfetti, “lo sa sua moglie, lo sanno tutti”.
Alla fine sbotta:
“Guardi, mi faccia lo stesso identico paio.
Perché io so cosa mi serve. Se poi ci vedo male, torno.”
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