Respiro a fondo. Va bene, lo scopro da solo.

Prendo il telefono, guardo l’attacco e dico: “Ah, è un Micro USB.”

Lui annuisce, come se avesse capito. Spoiler: non ha capito.

Gli passo il caricabatterie giusto. “Ecco, questo è perfetto.”

Lui lo guarda, poi si illumina.

“Ma aspetta… funziona anche sul mio tablet?”

“Che tablet ha?”

Lui tira fuori un iPad.

Lo guardo. Lo guardo di nuovo.

“…No.”

“Eh ma dai, sempre un caricatore è.”

No, amico mio. No.

Gli spiego che Apple ha un cavo diverso, un voltaggio diverso, un universo a parte. Lui fa una smorfia, sospira, poi sembra rassegnato.

“Vabbè, prendo solo questo.”

Paga. Gli consegno il sacchetto. Penso sia finita.

Non è finita.

Dieci minuti dopo torna. Ancora più scocciato. Appoggia il caricatore sul bancone e dice:

“Oh, non va.”

Io già sento la pressione sanguigna salire.

Prendo il caricatore, lo provo con un telefono che funziona, e ovviamente va benissimo.

“Guardi, funziona perfettamente. Sicuro che il problema non sia il telefono?”