Qualche giorno dopo, mentre passo davanti alla Coop, lo vedo che tenta di fare la stessa cosa.
Ottenendo ovviamente lo stesso risultato.
Ma senza scenette da “sono il vostro dio, prostratevi”.
Al che mi avvicino e gli dico: “Ma come, abbandoni la tua superbici qui fuori? Come mai non fai ricorso alla corte dell’Aja per la violazione dei tuoi diritti?”
Eh, ma non si può mica entrare con la bici.
Già… invece nel mio negozio sì.
Ma che c’entra, voi siete un negozio, mica la Coop.
Intristito da questa battuta che chiaramente indica quali retaggi dello schiavismo commerciale siano ancora ben vivi e radicati nell’animo della clientela, fingo di non vedere che il fenomeno abbia legato la bici con seicentoquarantaquattro lucchetti (col resto di due) e l’abbia appoggiata dietro un cassonetto nella zona di carico e scarico Hera, ovvero la nettezza urbana…
E non sottolineo che, coincidenza, sia il giorno della raccolta dei metalli.
Per questo motivo vi lascio immaginare la faccia del fenomeno, una volta uscito dalla Coop con la sua spesa milionaria, quando vede il camion della nettezza urbana che se ne sta andando con la sua bici nel cassone.
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