Mi lancio attraverso lo stargate che divide i nostri due universi (sì, lo so che a voi sembra una comunissima porta tagliafuoco, ma siamo bravissimi a non far vedere agli umanoidi la differenza) e, rientrato in possesso del comune ammasso cellulare che a voi sembra un comunissimo corpo, mi avvicino al luogo del misfatto.
Una tragedia…
Il piccolo Attila ha praticamente estirpato ogni pallina e pupazzetto dall’espositore lanciandoli ovunque.
Con un leggerissimo colpo di tosse (praticamente un tuono) richiamo l’attenzione di Sua Altezza Serenissima, la madre del piccolo Freddy Krueger.
Si volta, pensando forse di essere sulla passerella di qualche stilista e, ammiccando, mi sorride pensando di poter in tal modo evitare il fiume di maledizioni in swahili che ho imparato guardando Shaka Zulu…
Faccio notare in maniera britannicamente educata che il negozio non è lo zoo dove quella meravigliosa creatura del figlio può liberamente fare quel caspio che gli pare dicendo:
“Sono terribilmente desolato, ma in questo negozio vige la regola scacchistica numero 1, ovvero tutto ciò che tocchi poi lo compri, a meno che gli oggetti non tornino magicamente al loro posto”.
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