Punto Covid per tampone, dovevo portare il piccolo di casa. Prenoto online, 10 minuti prima dell’orario prenotato siamo lì, troviamo coda (davanti a noi ci saranno una decina di persone tra cui altri 3 bambini sotto i 5 anni), la coda scorre, ma non velocissima per un problema nel sistema informatico. La noia ben presto ci assale e la signora dietro di noi, per scacciare la sua e aumentare la nostra, mi racconta della sua vita facendo spuntare una sospetta barba bianca sul mento del bambino che tengo per mano.
Dopo 20 minuti che siamo lì (quindi 10 minuti di ritardo sulla tabella di marcia) arriva LEI.
La splendida, la mamma coraggio che TI butterebbe nel fuoco per i suoi figli (che per comodità d’ora in poi chiameremo MC).
Dunque MC entra nel corridoio gelido della tensostruttura e sorpassa tutta la fila, con passo deciso e sguardo fiero fisso sulla porta, trascinando dietro di sè una bandierina con gli stivali di peluche rosa che poi abbiamo realizzato essere la figlia di 5 anni.
Indomita, insensibile alle rimostranze dei poveri c…oni in fila, risponde senza guardare in faccia a nessuno “I BAMBINI HANNO LA PRECEDENZAH!!!”
Prima di apostrofare la Reverenda Lovejoy de noantri, smetto per un attimo di fare la treccia alla barba di mio figlio e mi giro verso la signora dietro di me, che viene al punto Covid ogni 2 giorni e intanto nell’attesa mi ha raccontato vitamorteemiracoli della sua vita. “Scusi, ma perchè invece di raccontarmi dei suoi prozii cercopitechi non mi ha detto che i bambini hanno la precedenza?” E lei: “Perchè non è vero, di solito si aspetta poco, quindi non ci sono precedenze”.
Al che mi sale il crimine, chiamo la MC che ha guadagnato la mattonella davanti alla porta e bussa compulsivamente: “Senta, ci sono altri bambini in fila anche più piccoli di sua figlia che attendono il loro turno, non è che noi siamo stupidi”. Niente, continua a bussare. La MC viaggia su altre frequenze sonore, avrei dovuto portarmi il fischietto a ultrasuoni del cane per poterle fischiare KTM in alfabeto morse e ottenere così la sua attenzione.
Apre la porta la dottoressa, che pazientemente la ascolta e poi richiude la porta dicendo: “Vediamo cosa possiamo fare”. La MC riprende a bussare alla porta ancora prima che si richiuda completamente.
La dottoressa esce, non si scompone e chiama: “Se ci sono bambini, vengano avanti” e inizia a ritirare le prenotazioni dai genitori e a distribuire numeri, la MC si fionda sul primo disponibile totalmente incurante dell’ordine di arrivo, lei ha il 13, noi il 16. Nessuno dice niente perchè non abbiamo voglia di litigare davanti ai bambini.
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