Gentile Signor G.,
mi permetto di scriverle questa mail — che ovviamente non le invierò — per raccogliere con ordine e un minimo di ossigeno le dinamiche del nostro incontro odierno.

Lei è arrivato con tono deciso e lo sguardo di chi è entrato per comprare la banca, non per chiedere informazioni sul conto corrente base.
Apprezzo la sicurezza.

Ha voluto spiegarmi — due volte — che lei “non ama i vincoli”, “odia gli interessi bassi”, ma “vuole zero rischi”.
Mi ha anche informata che “i soldi devono lavorare da soli” (cit.), e che lei non ha tempo per leggere le clausole, ma vuole che io gliele riassuma “senza il legalese”.

Quando le ho parlato del nostro fondo a basso profilo di rischio, ha risposto:

“Quindi ci guadagna più lei che io.”
Non esattamente: il fondo rende, la mia pazienza no.

Ha chiesto se può aprire un conto vincolato “ma svincolabile in qualsiasi momento”.
Le ho risposto che esistono alternative flessibili.
Mi ha detto che “le alternative non le interessano, vuole la sua idea”.
Che, purtroppo, non esiste in natura.

Poi ha voluto “parlare col direttore”.
Il direttore, alla fine, le ha detto le stesse cose che le avevo detto io.
Ma con la cravatta.
E lei ha risposto:

“Ecco, così è più chiaro.”

Infine ha preso il dépliant, ha detto che ci pensa, che lui non decide mai di fretta.
Mi ha chiesto se poteva tenerlo anche se non lo legge.
Sì.
Può.