Questa storia ha 20 anni e me l”ha raccontata mia madre che faceva la benzinaia:

Stazione di servizio, tardo pomeriggio.
Turno lento, sole basso, tre macchine in fila.

Arriva lui: SUV nero, finestrino abbassato prima ancora di fermarsi.
Parcheggia storto.
Suona due volte.
Poi scende.
Cammina verso la pompa come se stesse entrando in un’arena.

Lei è lì da tre ore.
Fa il turno da sola.
Guanti, divisa, sorriso che regge nonostante tutto.

“Oh meno male che c’è qualcuno, pensavo dovessi farmelo da solo.”
Ride. Da solo.

Lei chiede:

“Quanto ne mettiamo?”

“Metti, metti… ci arrivi, sì?”
Sguardo basso, sorriso storto.
Poi aggiunge:
“Non vi sporcate troppo voi, eh? Le donne in queste cose… vabbè.”

Lei non risponde.
Riempe.
Tappa.
Torna con lo scontrino.

“Sono 93 euro e 60.”

“Pago con carta.”
Porge la carta senza guardarla.
Come fosse una mancia.

Lei la infila nel POS.
Schermata: transazione rifiutata.

Glielo dice con calma.

“C’è stato un problema col pagamento.”

“Impossibile. Rifacciamo.”

Secondo tentativo.
Ancora rifiutata.

“Guardi che ho il plafond più alto del tetto.”
“Sarà il vostro sistema.”

Terzo tentativo.
Nulla.

Lei sorride.
Apre il cassetto, tira fuori la paletta rossa da appoggio bancomat.

“Magari chiami la banca. Io intanto vado a servire gli altri.”

Lui resta lì.
Telefono all’orecchio, voce sempre più bassa.
Alla fine torna.
Chiede se può lasciare un documento.
Dice che passerà domani con i contanti.

Lei lo guarda.
E risponde: