Norvegia del Nord, marzo 2013.
Lavoro in un aereoporto a pista corta incastrato fra le montagne. Sono le sei del mattino e la nuvola fantozziana continua a spostarsi avanti e indietro con neve in zone dove i piloti navigano praticamente a vista.
Siamo in due colleghi per la compagnia aerea, io fuori a preparare il parcheggio per l’aereo e i bagagli, e il mio manager dentro ad occuparsi del check-in e eventualmente dell’imbarco.
In tutto l’aeroporto oggi siamo in sette incluse le due guardie del controllo di sicurezza, il collega nella torre di controllo e i due che stanno tentando di tenere la pista d’atterraggio libera dalla neve.
Sono fuori al freddo, vento forte e -18°, sento l’aereo sopra di noi che gira e gira e prova a trovare un’apertura per atterrare. Quando c’è molto vento capita un’improvvisa apertura nella perturbazione.
Ma oggi non è quel giorno, le nuvole si infittiscono, la neve scende sempre più spessa, e il pilota conferma via radio che proseguiranno verso il prossimo aeroporto.
Ritiro l’attrezzatura e rientro in aeroporto per aiutare il mio collega ad occuparsi dei passeggeri.
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