Entra un signore ben vestito, sulla cinquantina, aria di chi parcheggia sempre in seconda fila ma non prende mai la multa.
Si avvicina al banco con passo deciso.
“Mi servono occhiali da lettura. Ma non quei cosi che vendete a tutti. Io ho una vista particolare.”
“Certo,” gli dico, “ha con sé la prescrizione?”
“No. Ma so che mi serve il +1.50. Fisso. Perché io mi conosco.”
Va bene.
Gli faccio provare un paio di modelli, lo accompagno davanti allo specchio.
Li guarda.
“No, questi no. Mi fanno la faccia da insegnante triste.”
Passiamo ad altri due modelli.
“Troppo snob.”
“Troppo da pensionato.”
“Troppo da intellettuale povero.”
Alla fine ne prende uno.
“Ecco. Questo sono io. Il giusto equilibrio tra carisma e praticità.”
Lo guardo.
Sorride a se stesso nello specchio.
Mi fa:
“Li tengo su così mi abitua anche la faccia.”
Lo porto alla cassa.
Mentre paga, si volta e legge un cartello promozionale sulla parete.
Strizza gli occhi.
Si avvicina.
Poi si gira e fa:
“Scusate… lì c’è scritto ‘secondo paio scontato’? O ‘secondo piano chiuso’?”
Lo guardo.
“C’è scritto secondo paio scontato, signore.”
Fa una pausa.
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