Aveva chiamato la mattina.
Voce seria, preoccupata, con quel tono di chi non ha tempo da perdere.

“Non prende Canale 5. Da mercoledì. Ho provato tutto.”

Quando arrivo, è già alla porta.
Mi fa entrare subito, mi indica il salotto e si mette con le braccia conserte a guardarmi lavorare, come se dovesse verificare se lo faccio “nel modo giusto”.

Il televisore è acceso.
Canale 5 non c’è.
Schermo nero.
Ma anche gli altri canali non brillano.
Segnale a intermittenza, decoder impazzito, cavi scollegati.

Controllo dietro la TV e trovo l’antenna staccata e il cavo HDMI messo nella presa sbagliata.
Il decoder è stato resettato, ma a metà.
Un disastro.

“Ho fatto qualche prova io, eh.
Sai com’è, prima di chiamare… ho spostato un paio di fili.”

Un paio, sì.
Come se avesse risolto una fuga di gas con lo scotch.

Non commento.
Ricollego tutto, sistemo il decoder, aggiorno i canali, rifaccio la ricerca.
Torna tutto: Canale 5 compreso.
Funziona perfettamente.

“Vedi? Bastava toccare i fili giusti.”

Annuisco.
Lui è convinto di aver collaborato.
Io sono convinto che, se lo lascio solo mezz’ora, ricomincia da capo.

Compilo il modulo, gli porgo la ricevuta.
Mi paga in contanti.
Poi mi accompagna alla porta.