Ufficio, 24 dicembre, tarda mattinata. In beata solitudine sto finendo di sistemare le mie “cartacce”.
Squilla il telefono, parte il messaggio automatico: lo studio * è chiuso, si riaprirà il 3 gennaio. Per emergenze inviare mail * o un messaggio *, altrimenti lasciate un messaggio con i vostri dati e recapiti e verrete richiamati alla riapertura.
“Allora senti, sono venuto a settembre per una consulenza, ora voglio iniziare la causa, devo parlare subito con …. Passamela al telefono.. hai capito???? Ho fretta!.”
Ovviamente non rispondo, i pazzi durante le feste spuntano come funghi, attendo che la linea si chiuda, in automatico dopo un minuto.
E nulla richiama, riparte il messaggio automatico e: “Senti, non ti permettere più di attaccarmi il telefono in faccia! Hai capito signorina, tu sei lì per passare le chiamate a *, adesso muovi il co e chiamala.” La cosa stava diventando ironica… terza telefonata, terzo messaggio che parte “Allora si vede che non capisci un c te lo spiego meglio, chiama ** e dille che devo parlare con lei subito, sono anche un suo carissimo amico, non fare la furbetta con me.”Prendo il telefono e rispondo: “Buongiorno, sono *, la mia collaboratrice è in ferie, cosa deve dirmi? E soprattutto lei chi è?”… muto… “Allora lei chi è? Mi dica??”
“Mi scusi, pensavo che la ragazza non volesse passarle le mie chiamate…sono * ero venuto a settembre per una questione condominiale… sa ora vorrei iniziare..”
“Voglia scusarmi, ma cosa non le era chiaro del messaggio che sentiva in segreteria, ha capito vero che è una registrazione, e che l’ufficio è chiuso fino al 3?”
“Sì, il messaggio l’ho capito ma pensavo che fosse la sua segretaria che rispondesse così…”
“Benissimo e anche se fosse, perché l’ha insultata? E perché dire la bugia che lei è un mio amico?”
“Ma no, non ho mica detto niente di che… e poi dire che sono suo amico era uno scherzo!”
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