In quel momento Gesù è sceso, mi ha messo le mani sulle spalle e mi ha detto “domani è domenica, se la aggredisci sarai in carcere e non potrai portare i nipotini in piscina. Non ne vale la pena.”

“Provi a dare un’occhiata a questa.”
Le mostro le caratteristiche della plastica molto elastica che non si rompe al primo urto, le “paratie” per evitare l’effetto spiaggia sul pavimento del bagno ecc…

“Questa va bene.”
Grazie Gesù.
“Comunque non è per i miei gatti, è per i gatti che mi ha portato l’altro ieri la mia figlioccia. Uno è uscito e non lo vedo da ieri, dici che torna? Dici che è morto?”
“Quanti anni ha? La conosceva già? Era abituato a stare da lei? A casa sua stava dentro o fuori?”
“Ha circa due mesi, è nato il 3 aprile. È sempre andato fuori in campagna con la mamma a casa sua ma non era mai venuto da me e non mi conosceva.”

(No, non è stato così semplice. Le ho ripetuto sei volte le domande e subìto un trattato di “io ho sempre avuto gatti” per arrivare a questa sintesi.)