Pizzeria.
Torino in una delle giornate più piovose di quell’estate.
Lavoro per una pizzeria, che, per politica aziendale (e ovvie ragioni di consumi, costi e tempistiche), non consegna a più di 2km dal locale.
Tramite la prenotazione della consegna a domicilio, questo calcolo viene fatto automaticamente: se mettendo il tuo indirizzo, non riesci a confermare l’ordine, la tua zona non è coperta, con relativo avviso che ti informa di ciò.
Ci arriva un ordine, viene preparato e mandato in consegna.
Il fattorino raggiunge l’indirizzo segnato (in pieno centro) e, non trovando il cognome sul citofono, chiama il cliente. Questo gli riferisce di abitare da tutt’altra parte, quasi fuori città e di aver inserito un indirizzo a caso, poiché non riusciva a confermare l’ordine (dalla pizzeria erano 6,5 km. Dall’indirizzo inventato 7,6 km).
Il fattorino (in scooter) spiega gentilmente e velocemente al cliente il perché dell’errore, ma questo non vuole sentire ragioni, pretendendo le pizze.
Ve lo ripeto nel caso ve lo siate dimenticati: diluvio e motorino.
Per coloro che giustamente se lo stanno chiedendo: no, non gli abbiamo mai portato quelle pizze.
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