Alle Poste.
Premetto che sono un ligure anomalo, mi piace la cordialità e il rapporto con gli estranei. Vivo in un paesino ligure da diversi anni, ma appartengo a un altro paesino ligure piuttosto lontano, quindi sono considerato dalla gente un “foresto” (straniero).
Non importa che sia ligure e conosca perfettamente il “codice d’onore” dei paesini: arrivo dal mondo esterno e come tale merito il disprezzo e l’emarginazione. La cosa mi fa ridere parecchio e salutare tutti con un bel sorriso per ricevere sguardi sospettosi mi diverte.
So benissimo che conoscendo meglio le persone, ad una ad una, si scopre gente di cuore, sincera e onesta. Ma il modus vivendi è questo e per lavoro, impegni vari e passioni, non ho tempo di integrarmi, quindi mi ritrovo in questo stato di “esilio sociale”.
Ora, essendo un commesso di supermercato che vive in mezzo alla folla tutto il giorno, potete capire che non sia nemmeno male la cosa, per noi la solitudine è necessaria a volte, ci permette di sopravvivere.
Devo ritirare una raccomandata nella piccola posta del paesino, su una piazzetta.
Arrivo a bomba con la macchina e parcheggio poco lontano dall’ufficio.
Mi dirigo a piedi verso l’ingresso e passo vicino a un gruppo di persone del paese che stanno chiacchierando, ovviamente saluto tutti con cordialità e ricevo un coro di “ Grunff- giorno”, “Giorno…uff” abbinati a sguardi che mi scannerizzano con sospetto.
Tutto nella norma penso, sorrido e proseguo. Entrando noto che non c’è nessuno in coda, soltanto una persona allo sportello, ma questo è abbastanza frequente vista la popolazione contenuta. Saluto e mi metto in un angolo in attesa del mio turno.
Non passano tre minuti che la porta si apre, si affaccia un anziano che faceva parte del gruppo di fuori e mi dichiara guerra con un “GUARDI CHE C’ERAVAMO NOI PRIMA DI LEI, SIAMO QUI FUORI DA MEZZ’ORA E CI HA PURE VISTI”, la porta si chiude con un tonfo e di me rimane un uomo colpevole, affranto.
In un attimo mi rendo conto che qui, in questo luogo lontano da tutto, vigono usanze non conformi al resto del pianeta.
Probabilmente si può “essere in coda” anche da casa, basta comunicarlo dalla finestra al vicino che funge da testimone.
Esco velocemente e tento di spiegare ben sapendo che nulla e nessuno mi avrebbe tolto la condanna a morte: “Scusatemi, non avevo capito che eravate in coda! Di certo non volevo passarvi davanti!”, la risposta sono un insieme di commenti e grugniti sarcastico/ironico/intimidatori del tipo “Eh be’, ci ha visto bene, siamo qui… eheheh… come no? Ehehehe… Ci manca solo che lo fa apposta… “, “Abbiamo anche noi da fare… eheheh, come lei… no?” (Età media 85 anni, il più giovane era maggiorenne al matrimonio della Regina Elisabetta).
A questo punto mi apparto in un angolo in penombra, dove nessuno, nemmeno per sbaglio, indirizza lo sguardo e tanto meno mi rivolge la parola. Un paio di persone arrivano dopo di me ed essendo parte del clan sanno che ci si ferma sulla piazzetta. Al mio turno mi aspetto pure che mi passino davanti per sfregio, ma uno dei due mi fa cenno di andare. Sanno perfettamente il torto che ho fatto e di questo sarò colpevole per anni.
Sappiate che in Liguria, nei paesini, ci sono usanze che vanno rispettate, per esempio nei negozi guardare troppo la merce è visto come un “disprezzare” i prodotti.
Poi arrivare dal mondo esterno è un torto per il quale non verrete mai perdonati.
In quel paesino LA CODA SI FA SULLA PIAZZETTA, che vi piaccia o no. (Sono ligure e di un paesino, mi posso permettere di prendere in giro la categoria).
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