POSTE ITALIANE
Estate di diversi anni fa.
Frazione di tremila abitanti, di cui metà sono contadini che parlano più piemontese che italiano e l’altra metà sono pendolari che lavorano a Torino.
È già tanto che ci sia una filiale delle Poste: un buco ricavato da uno sgabuzzino della scuola elementare.
Nella sala d’attesa ci stanno a malapena una panca, due sedie ed un tavolino con dépliant e moduli vari. Il mobilio è palesemente scroccato alla scuola.
Dietro la sala d’attesa ci sono ben due sportelli, ma non si sono mai viste due persone lavorare contemporaneamente. Anzi, si è vista sempre solo ed esclusivamente una persona: Franco (nome di fantasia).
Questi ha la faccia di uno che è nato per lavorare alle poste e per odiare qualunque attività che non sia l’ozio o prolungare al prossimo gli iter della burocrazia nel suo regno di venti metri quadrati.
Franco è noto per vari episodi degni di questa rubrica, ma questo episodio non riguarda lui.
Franco durante l’estate va in ferie, ovviamente meritate, per colpa di noi tremila abitanti che interrompiamo il suo ozio lavorativo e viene sostituito da un altro impiegato, solitamente dalla filiale del comune di cui il paesucolo è frazione.
Un giorno estivo mi devo recare alle poste per una pratica noiosa, nulla di particolarmente astruso, ma ahimè non posso svolgerla in altra sede.
Entro, mentre un’altra persona ha appena finito la sua pratica e sta per uscire.
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