Supermercato, scena a cui ho assistito da cliente.
Sono le 19:30 di domenica, entro per prendere due cose al volo.
Al banco della gastronomia la commessa, di spalle, sta iniziando a riordinare.
Ci salutiamo, poi le chiedo se può farmi due etti di cotto.
Arriva un signore sulla settantina con figlia al seguito che, alterato, mi dice che c’era prima lui.
In realtà era di spalle allo scaffale delle tisane, ma va beh, lo lascio passare.
“Un etto di speck” (saluto alla commessa non pervenuto), dice indicando lo scaffale, poi si mette a parlottare con la figlia.
La commessa prende lo speck che probabilmente le sembrava in direzione dell’indicazione e inizia a tagliare.
Dopo tre fette il signore alza la testa:
“Stai tagliando quello in offerta, vero?”
“No, veramente quello in offerta è nello scaffale di sopra”.
“Eeeeeh ma non va bene, dovevi immaginare che volevo quello in offerta!”
La commessa lo guarda prima in cagnesco, poi mentre mette da parte le fette tagliate e prende lo speck in offerta, risponde: “Poteva chiedermelo invece di indicare a caso”, e si mette di spalle ad affettare.
Appoggia lo speck e lo pesa.
“Dopo?”