Si svolge il teatrino di rito: fanno check-in al piano alto, super affabili e gentili (attenzione, ricordatevi questo passaggio: ho preso il numero del seriale della Smartbox ma non il voucher cartaceo vero e proprio), vanno in camera e tornano su indemoniati, lamentandosi della stanza. Dopo lunga telefonata col proprietario, si decidono a restare.
La mattina dopo avrebbero avuto il checkout alle 11, ma il proprietario mi manda mio malgrado a raccogliere il famoso cedolino Smartbox che (errore mio, lo ammetto) non avevo prelevato la sera prima. Sono circa le 9, busso discretamente alla porta. Sento rumori confusi, poi si apre la porta. Mi si staglia davanti il ragazzo, con una di quelle magliette un po’ lunghe che arrivano appena sotto l’inguine. Non ha i pantaloni, ma essendo lunga la maglietta non si nota nulla di sospetto. Farfuglio scuse per l’ora e spiego che ho bisogno del famoso voucher, tengo gli occhi fissi sulla mia cartellina e cerco di non aggiungere altro imbarazzo all’imbarazzo. Lui, assonnato, è gentile e si gira verso l’interno della stanza, apostrofando la ragazza in modo che gli passi il famoso cofanetto.
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