Studio di tatuaggi.
In una mattina inconsapevole si palesa un tizio sulla quarantina, che vuole farsi un paio di tatuaggi: un nome e un leone in uno stile molto particolare (mezzo astratto e con schizzi e macchie multicolore) di cui mi fa vedere una foto dal cellulare.
Da questa riconosco la mano di un tatuatore piuttosto noto e mi affretto a spiegargli che, essendo un lavoro molto riconoscibile, non posso copiarglielo da quella foto, ma che per il giorno dell’appuntamento gli presenterò un leone nello stesso stile, che a colpo d’occhio sia molto simile, senza approfittare del lavoro di nessuno.
Sembra convinto e se ne va, senza nemmeno lasciare un acconto (da allora ho imparato).
Si presenta il giorno dell’appuntamento e gli mostro i due progetti che gli ho preparato.
La sua faccia rimane impassibile, al che gli dico: “Se non ti piacciono, non c’è problema, spiegami cosa c’è che non va e ci penso io a modificarlo, prenditi tutto il tempo che ti serve.”
Noo, è che io lo volevo come questo. e mi rimostra la stessa foto del primo giorno.
Mi rimetto altri 10 minuti a spiegargli perché non posso farglielo uguale e gli propongo di individuare magari un dettaglio o due della foto che gli piacciono di più.
Niente, lui lo vuole identico in tutto e per tutto.
Illuminazione! Facciamo intanto il nome, così ci schiariamo un po’ le idee prima di fare qualcosa di cui potremmo pentirci.