“Vi abbiamo fatti accomodare per non lasciarvi fuori al freddo ma, come vi ho detto prima, fino alle 19 non apriamo.”
Alle 19 esatte vado a prendere l’ordine e lei esordisce con un: “Finalmente!” che se non l’ho buttata fuori dal locale è perché comunque a me l’educazione l’hanno insegnata ed anche perché, se fai questo lavoro, devi saper lasciar correre.
Verso le 20 arriva un tavolo da 4. Due di questi ordinano dei toast che, come da dicitura sul menù sono cotti nel burro fino a formare una crosticina croccante e burrosa.
Torno al tavolo dopo un quarto d’ora dalla consegna dei piatti e vedo che i toast sono stati mangiati a metà. Chiedo se tutto andasse bene e mi sento un secco “NO.” Motivo?

“Questi toast sanno di burro.”

“Signora, ma sono cotti nel burro, ovviamente sanno di burro.”

“Ce n’è troppo, non si può dare una cosa così piena di burro.”

“Guardi signora, non discuto i gusti perché sono personali, ma se una pietanza fatta di pane viene cotta su una piastra abbondantemente imburrata, è estremamente difficile che non sappia di burro.”

“Dovrebbe imparare a dare più credito ai clienti.”

“È uno dei nostri piatti più venduti, comunque non importa, vuole qualcos’altro?”

“Una pizza capricciosa che la dividiamo.”
Al momento di pagare voleva che i due toast fosse depennati. Ovviamente questo non è successo perché è scritto chiaro sul menù come vengono fatti e se loro non avevano voglia di sentire sapore di burro non dovevano prenderli.

Sono dell’idea che non ci devo rimettere io per la stupidità delle persone.
Poco più tardi arriva un tavolo di 3 ragazze. Due mangiano.
Il cameriere mette la tovaglietta ad una delle due che non ha preso cibo. Ovviamente loro non lo fanno notare. Io arrivo con i due piatti e, siccome sono uguali, li appoggio sulle tovagliette ed auguro una buona cena.